Fiamme e scarti tessili: roghi alle pendici del Vesuvio

Rifiuti tessili e Terra dei fuochi - Ucsa

Cumuli di rifiuti ai margini delle strade, dense nubi nere e maleodoranti che si innalzano tra le case, fuochi appiccati nelle campagne, articoli di giornali che raccontano di un territorio martoriato dall’inquinamento e dall’illegalità.
Queste sono le immagini che evoca nella mente di tutti noi l’espressione Terra dei Fuochi.
Questo è quello contro cui i cittadini, le associazioni e le amministrazioni locali combattono.

Tu hai grandi poteri perché le azioni di ciascuno di noi, anche le più piccole, possono fare la differenza, per questo vogliamo raccontare agli adulti di domani le storie e l’impegno di chi percorre strade diverse attraverso l’economia circolare, costruendo opportunità dagli scarti e creando valore dai rifiuti.
Ma, prima di scoprire l’economia circolare e le opportunità che essa ci offre, facciamo un passo indietro.

Che cos’è la Terra dei Fuochi e quali sono i principali rifiuti presenti nei roghi dei nostri comuni?

Il fenomeno dei roghi e dell’inquinamento causato dall’abusivo smaltimento e abbandono di rifiuti urbani, speciali e non, interessa ampie aree del territorio campano, noto come Terra dei Fuochi, a cavallo tra la provincia di Napoli e Caserta, con gravi conseguenze sulla salute, sull’ambiente e sulla sicurezza.
L’espressione “Terra dei Fuochi” è stata usata per la prima volta nel 2003, quando fu pubblicato il Rapporto “Ecomafie” a cura di Legambiente ed è poi diventata di uso comune grazie al libro “Gomorra” di Roberto Saviano.
Secondo gli ultimi dati ARPAC “i comuni campani che sono compresi nel territorio della Terra dei Fuochi sono 90 di cui 56 nella provincia di Napoli e 34 nella provincia di Caserta”, anche se, ad oggi, essa non rappresenta più un luogo geografico e localizzato ma un fenomeno diffuso dalle dimensioni variabili che va ad indicare il perimetro dell’area interessata dagli incendi di rifiuti accumulati.

Spesso i roghi vengono appiccati in aree periferiche o agricole, creando delle vere e proprie discariche abusive, ma non di rado divampano incendi anche nei centri urbani e nei campi rom.
Dietro lo smaltimento illecito dei rifiuti si nascondono la criminalità organizzata,  comportamenti, purtroppo non isolati, da parte di cittadini che per sottrarsi all’obbligo di differenziare abbandonano “il sacchetto pendolare” in strada e industrie che sversano illegalmente gli scarti di lavorazione delle  proprie attività. Tra i numerosi rifiuti dati alle fiamme la maggior parte sono speciali.
I rifiuti speciali sono definiti nell’articolo 7 del Decreto Legislativo numero 22 del febbraio 1997 come una categoria che si differenzia dai rifiuti urbani e domestici. Rientrano tra quelli speciali i rifiuti derivanti da “ attività agricole e agro-industriali, di demolizione, costruzione, da lavorazioni industriali e artigianali, da attività commerciali o di servizio, o ancora quelli derivanti da macchinari, combustibili e veicoli a motore”. Sono rifiuti altamente inquinanti e pericolosi che andrebbero gestiti, pertanto, seguendo particolari procedure.
Dal catalogo stilato dalle Forze dell’Ordine sono emerse diverse tipologie di rifiuti che sistematicamente vengono ritrovati bruciati nei roghi, tra cui:
•   plastica e gomma
•   vernici e coloranti
•   stracci e stoffe
•   pellame

Nel corso del 2021 i Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica hanno intrapreso nei territori interessati una campagna di controlli attraverso l’analisi della particolare tipologia di rifiuti oggetto di combustione. Ciò ha permesso di risalire alle filiere produttive da cui scaturisco specifiche tipologie di scarti di produzione, pianificando controlli a tappeto. In particolare, i controlli hanno individuato numerose violazioni in materia di smaltimento degli scarti di lavorazione nella filiera del pellame e del tessile.
Infatti, quanto emerso è che proprio gli scarti tessili rappresentano una delle tipologie di rifiuti più spesso dati alle fiamme, sotto i cavalcavia e all’interno dei terreni demaniali come il Parco Naturale del Vesuvio.
Per contrastare tale fenomeno le amministrazioni comunali hanno aderito al cosiddetto “Patto Terra dei Fuochi” nell’ambito del quale i primi cittadini dei comuni dell’UCSA e di Somma Vesuviana hanno sottoscritto un documento “Progetto per attività di controllo e tutela ambientale atte a contrastare il fenomeno dei roghi e recupero ambientale” con il quale si sono impegnati ad adottare misure preventive di controllo e tutela ambientale attraverso un sistema integrato di videosorveglianza e interventi di recupero e rigenerazione dei luoghi oggetto in passato di sversamento di rifiuti, in particolare delle aree periferiche.
Inoltre la SMA CAMPANIA, società della Regione Campania che fa parte della cabina di regia del Patto sulla Terra dei Fuochi, ha realizzato una app per segnalare i roghi di rifiuti e altri illeciti ambientali. Attraverso questa app, disponibile per Android e per iPhone, è possibile fornire il proprio contributo attivo segnalando la presenza dei roghi semplicemente scattando una foto dal proprio cellulare.

“Salvare la tua terra è facile e veloce come scattare una foto” recita lo slogan di lancio dell’app. E allora cosa aspetti, esercita il tuo primo potere: scarica l’app, registrati e fai una segnalazione se dovessi vedere roghi o discariche abusive.
Ti abbiamo raccontato finora di un problema complesso, non univoco, alimentato da fattori diversi contro il quale  è fondamentale l’impegno di tutti per arginarlo.

Inquadra il Qr Code il 4 aprile 2022 e troverai un nuovo articolo sull’economia circolare, un modello di produzione e consumo che aiuta a ridurre al minimo i rifiuti. Nel frattempo seguici sui nostri social!